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Tutte le regole per l’affitto di casa da conoscere

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Prendere una casa in affitto non è raro. Molte persone scelgono questa strada perché non possono permettersi di acquistare subito una loro dimora. Anche a livello di responsabilità, affittare richiede meno oneri e impegni burocratici.

Allo stesso tempo, anche affittare casa è una pratica abbastanza comune. Spesso si preferisce togliere i soldi dalla banca e investirli in un’abitazione per avere poi un’entrata fissa. È vero che trovare persone affidabili con cui stipulare un contratto non è semplice, ma con un po’ di impegno e di energie, si può trovare.

La cosa migliore per far sì che la relazione tra proprietario e inquilino funzioni è informarsi bene sulle regole dell’affitto, capire quali sono diritti e doveri di entrambe le parti e attenersi a quanto stabilito. In quest’articolo daremo delle indicazioni generali in merito per permetterti di orientarti al meglio sulla questione.

I requisiti necessari per affittare una casa

Mettere annunci di affitto su siti appositi non è sufficiente per essere in regola. Esistono dei requisiti specifici che vanno soddisfatti per avviare la procedura d’affitto. Di certo, non si può offrire un’abitazione a cui manchi l’essenziale per vivere in maniera dignitosa.

Le caratteristiche che la dimora deve avere sono le seguenti:

  • tutti gli impianti devono essere a norma, da quello della luce a quello del riscaldamento, da quello della caldaia a quello del gas e così via;
  • devono essere presenti gli elettrodomestici fondamentali come la lavatrice, il frigorifero, il piano cottura e il forno;
  • l’immobile non deve essere ipotecato né soggetto al pignoramento dell’Agenzia dell’Entrate;
  • l’appartamento deve essere in condizioni igieniche buone e deve essere consegnato pulito;
  • deve essere valutata la certificazione energetica per determinare il prezzo dell’affitto.

Un requisito fondamentale: il contratto d’affitto

Il grande problema quando si cerca una casa in affitto è che molte proposte vengono fatte in nero. Questa scelta potrà sembrare furba per sfuggire al pagamento delle tasse, ma non lo è affatto né per il proprietario, né per il coinquilino. Il contratto d’affitto è assolutamente necessario! Qualsiasi problema si verifichi (un coinquilino che non paga, un proprietario che decide di togliere la casa senza preavviso) non si è tutelati. Si possono trovare testimoni e provare a venirne a capo, ma si rischia di avere problemi proprio perché nulla era stato dichiarato precedentemente.

Quindi, tra i requisiti necessari per dare o prendere una casa in affitto non può mancare anche la stesura del contratto e la sua registrazione.

Come registrare un contratto d’affitto?

La registrazione del contratto di affitto deve essere fatta dal proprietario entro 30 giorni dalla firma. Se la casa si trova in un condominio, bisogna comunicare entro 60 giorni il nuovo ingresso tramite raccomandata a/r.

All’Agenzia delle Entrare bisogna presentare 2 copie del contratto con firme originali, il modello 69 per la registrazione, la ricevuta di pagamento dell’imposta di registro e una marca da bollo da 16 euro ogni 4 facciate del contratto. Scegliendo il regime della cedolare secca, non bisogna pagare bollo e imposta di registro.

È possibile effettuare la registrazione del contratto anche online scaricando dei software appositi oppure tramite patronato o caf.

Le tipologie di contratti di affitto

I contratti di affitto non sono tutti uguali. Ciò che li differenzia è essenzialmente la durata. Di conseguenza, varierà anche il canone.

L’affitto a canone libero (4 anni+4)

Si tratta della forma di affitto tradizionale con durata di 4 anni, rinnovabile per altri 4. Il canone non è stabilito per legge, ma è frutto della trattativa tra le due parti. La disdetta va comunicata entro tempi stabiliti all’interno del contratto.

L’affitto a canone concordato (3 anni +2)

Questo contratto d’affitto dura 3 anni e si rinnova in automatico per altri 2. Il canone mensile deve essere stabilito in base ad accordi territoriali e il prezzo è solitamente inferiore a quello del mercato. Il proprietario ha delle riduzioni fiscali vantaggiose che compensano il minor guadagno (riduzione dell’Imu, della Tasi, della base imponibile Irpef e dell’imposta di registro).

Il contratto a uso transitorio

Se l’inquilino ha bisogno di una casa per poco tempo per motivi di studio o di lavoro oppure se il proprietario può affittarla per brevi periodi perché ha intenzione di renderla la propria abitazione a breve, è possibile stipulare un contratto a uso transitorio. Questa tipologia può essere stipulata solo per comprovate esigenze del proprietario o dell’inquilino visto che è di durata breve (da 1 mese fino a un massimo di 18). Il canone è libero salvo accordi territoriali che impongano il canone concordato.

Contratto per locazione di studenti universitari

Gli studenti universitari hanno un canale differenziato per l’affitto. I loro contratti possono durare da un minimo di 6 mesi a un massimo di 3 anni e possono essere rinnovati prima della scadenza. Il canone è concordato.

I periodi brevi

È possibile stipulare dei contratti di affitto per periodi brevi, ovvero per poche settimane o comunque meno di un mese. In questo caso, si parla di affitto breve e non è necessario effettuare la registrazione all’Agenzia delle Entrate. Sono previste, però delle regole da rispettare. Innanzitutto, l’inquilino dovrà pagare una cauzione che sarà restituita alla fine del soggiorno se non vengono fatti danni all’immobile. È previsto il pagamento di una tassa di soggiorno da parte del coinquilino che verrà versare al Fisco dal proprietario.

Quali documenti servono per il contratto d’affitto?

Per concludere il contratto d’affitto devono essere presentati determinati documenti. Questo obbligo riguarda sia il proprietario che l’inquilino anche se, ovviamente, cambiano i contenuti.

Il proprietario deve presentare:

  • un documento d’identità valido;
  • il codice fiscale;
  • la piantina dell’immobile;
  • una copia dell’atto di acquisto della casa o della visura catastale;
  • la certificazione energetica.

L’inquilino, invece, deve presentare:

  • un documento d’identità valido per sé e per tutte le persone che abiteranno nell’immobile;
  • il codice fiscale di tutti gli inquilini;
  • le ultime due buste paga e l’ultima Certificazione unica se lavoratore dipendente;
  • l’ultimo modello Unico e la visura camerale se lavoratore autonomo.

Quali tasse deve pagare l’inquilino?

I canoni d’affitto pagati durante l’anno dall’inquilino sono oggetto di detrazione al momento della dichiarazione dei redditi. Ciò è vero solo per alcune tipologie di contratto, ovvero quello a canone libero, a canone concordato e per gli studenti fuori sede.

Alla luce si queste informazioni, dovrebbe essere più semplice per te iniziare questo processo senza temere troppo la burocrazia!

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